Chiariamo subito: stiamo parlando di rifugi che ospitano animali salvati dai macelli e da maltrattamenti di ogni tipo. Un’entusiasmante ricerca coordinata dal Farm Sanctuary – uno dei primi santuari statunitensi, aperto nel 1986 – si è conclusa con risultati davvero interessanti, in grado di aprire uno squarcio di luce nel buio profondo della violenza alla quale, quotidianamente, sono sottoposti milioni di esseri viventi non umani. Entriamo nel dettaglio.
Gli onnivori aprono gli occhi
La ricerca ha coinvolto 1230 persone, delle quali circa due terzi erano di sesso femminile. Il primo step è stato la visita in presenza al santuario; il secondo, tre mesi più tardi, la risposta a un questionario online. Al momento della visita, sono state valutate le abitudini alimentari dei partecipanti allo studio: vegetariani e vegani rappresentavano il 35% del campione (percentuale molto più alta di quanto sia nella popolazione generale statunitense).
La visita al santuario ha permesso ai partecipanti di entrare in contatto diretto con gli animali: questa interazione è stata descritta come il momento più emozionante del tour. Il dato più significativo, peraltro non scontato, è stato registrato tra gli onnivori: la connessione empatica con gli animali è stata più forte proprio tra chi era abituato a consumare alimenti di derivazione animale.
Due su tre vogliono dire no alla carne
Tra gli onnivori, la visita al santuario ha avuto un impatto notevole sulle scelte alimentari future. Il 70 per cento di loro, infatti, ha dichiarato di voler modificare in modo radicale le proprie abitudini: la riduzione del consumo di alimenti di derivazione animale è stata l’intenzione che ha riscosso il maggior successo. Inoltre, l’impegno a diventare vegani è stato espresso dal 15 per cento degli onnnivori.
Un’esperienza indimenticabile
A seguito della visita al santuario e della valutazione del questionario a distanza di tre mesi si può trarre questa incoraggiante conclusione: l’esperienza concreta presso un luogo nel quale gli animali sono protetti e coccolati determina un concreto cambiamento negli atteggiamenti, nelle intenzioni e nei comportamenti. Perciò, il contatto personale con gli animali può determinare una presa di coscienza a cui segue inevitabilmente un approccio diverso all’alimentazione. Il raggiungimento del famoso “anello mancante”, cioè la consapevolezza che la fetta di prosciutto nel piatto non è altro che un animale a cui è stata tolta crudelmente la vita, viene rapidamente accelerato da una visita a un santuario.