Il frutto estivo per antonomasia, che non può mancare nelle torride giornate di sole e che si associa a momenti di vacanza e relax, è l’anguria, altrimenti detta cocomero (Citrullus lanatus). Appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae come anche zucchine, zucche, cetrioli e meloni.
Nomi diversi, stessa sostanza
Anguria o cocomero: qual è il termine più corretto per nominarlo? Al di là delle varianti dialettali con cui ogni regione si riferisce a questo prezioso dono della natura (al Sud è detto anche melone d’acqua), il termine più corretto è cocomero.
Anguria, infatti, seppur utilizzato diffusamente come sinonimo, è adoperato prevalentemente nell’Italia settentrionale.
Comunque lo si voglia chiamare, questo frutto rimane certamente il simbolo dell’estate, quello che più di ogni altro ha un potere rinfrescante e dissetante. Scopriamone qualità e vantaggi nutrizionali.
Proprietà e benefici del cocomero
L’anguria contiene acqua per oltre il 90%. È naturale, quindi, che questo frutto possa apportare un grande beneficio in termini di idratazione proprio nei mesi più caldi dell’anno. Per la sua importante componente di liquidi favorisce la diuresi e, se consumato come spuntino, può aiutare a placare il senso di fame senza incidere troppo sul bilancio energetico. Infatti, 100 grammi di anguria contengono solo una trentina di calorie.
Nel cocomero inoltre è presente un amminoacido, la citrullina, che – trasformata in arginina – avrebbe un effetto stimolante sul sistema cardiocircolatorio, incrementando la dilatazione dei vasi sanguigni. Per questo, oltre a ridurre l’affaticamento muscolare e a favorire il recupero a seguito di attività fisica, è considerato da alcuni come un vero e proprio afrodisiaco, in grado di favorire l’afflusso sanguigno delle zone erogene.
L’anguria contiene anche un’elevata concentrazione di licopene (che le dà il vivido colore rosso), con importante effetto antiossidante.
Come scegliere un’anguria zuccherina
La scelta di un frutto maturo al punto giusto si avvale di qualche trucco che deriva dalla saggezza popolare.
Il primo prevede che, picchiettando con la mano sulla superficie del frutto, quello emesso sia un suono sordo, “di vuoto”. Anche il colore è importante: deve essere brillante e la presenza di chiazze gialle (e non più bianche), nella parte del frutto che è rimasta appoggiata a terra, sarebbe indice di una buona maturazione. Inoltre, la zona attorno al peduncolo che unisce il frutto alla pianta appare leggermente depressa (infossata). Infine, a parità di grandezza, è consigliabile scegliere l’anguria più pesante.
Consigli sulla consumazione e conservazione
Da qualche tempo hanno fatto la comparsa sul mercato varietà “mini” di cocomero, la cui pezzatura si aggira attorno ai 2-2,5 kg. Queste varianti consentono certamente una maggiore maneggiabilità e una riduzione degli sprechi, soprattutto per chi non ha nuclei familiari numerosi e quindi rischierebbe di far deperire facilmente il frutto, una volta aperto. È consigliabile, infatti, consumarlo entro pochissimi giorni dal primo taglio. Meglio evitare l’utilizzo di pellicole plastiche e conservare in frigorifero l’eventuale rimanenza, tagliata a cubetti e privata della buccia, in un contenitore per alimenti.
L’anguria fresca, gustata a fette, è certamente la modalità più semplice e golosa di gustare questo frutto. In alternativa, lo si può apprezzare a dadini in macedonia o nella preparazione di dissetanti frullati o centrifughe.