sabato, Dicembre 14, 2024
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Il Tir del sacrificio

Sono le 06.20, sto tornando a casa dopo l’ennesimo – quanti ne avrò fatti? – turno in fabbrica. Questo lavoro non fa più per me, ormai sono stanco e non vedo l’ora che arrivi la pensione. “Ancora un paio di annetti e poi la vita tornerà a sorridermi”, mi ripeto ogni giorno. Voglio godermi i miei libri, dedicarmi all’orto, passeggiare con mia moglie e trastullare quel frugoletto che da qualche mese è entrato prepotentemente nella mia vita. Eh sì, sono diventato nonno… 
Mi fermo all’autogrill per una colazione rapida: cappuccio e brioche, come sempre quando faccio il turno di notte. Esco nella bruma invernale e con la coda dell’occhio vedo un enorme Tir dalla targa straniera, tutto a sbarre. C’è del movimento all’interno di quella inquietante gabbia di ferro. Mi avvicino incuriosito e rimango a bocca aperta: ammassati in modo innaturale ci sono decine, forse addirittura un centinaio, di grossi maiali. Mi fissano, tentano di fare uscire il grugno gocciolante dal reticolato che li imprigiona. Nei loro occhi percepisco disperazione e terrore. Immagino che quel camion avrà come destinazione uno dei tanti macelli che so essere presenti nella mia zona.
Improvvisamente sento dentro di me tutto il peso di quella cattiveria inaudita, di quella ferocia insopportabile. Provo per quegli esseri viventi la stessa pena profonda che, in quel preciso istante, provo per me stesso. In un attimo mi scorrono davanti agli occhi grigliate con gli amici, abbuffate di carne, quintali di affettati divorati nel corso di una vita. 
Abbasso lo sguardo e la testa diventa un macigno che mi schiaccia. Sconvolto, torno alla macchina e lentamente mi dirigo verso casa, sperando che quelle immagini mi abbandonino e che la mente si riempia delle preoccupazioni di sempre.
Ma non è stato così: da quel momento la mia vita è cambiata, radicalmente. 

Sono ormai passati tre anni da quel giorno, dal giorno in cui sono diventato vegano. La tanto agognata pensione è arrivata, il nipotino sta crescendo e mi regala tante gioie. Il dramma di quella mattina torna spesso a tormentarmi ma adesso, perlomeno, non ne sono più complice.

Attilio, 62 anni, pensionato

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