venerdì, Aprile 19, 2024
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Vegetale e integrale, il cuore ringrazia

C’è un modo molto semplice per evitare le malattie cardiovascolari: scegliere una dieta vegana. Si prenderebbero meno farmaci per tenere sotto controllo due dei principali fattori di rischio, il colesterolo alto e l’ipertensione arteriosa. A confermarlo è uno studio condotto di recente in Slovenia: chi adotta il vegan abbatte drasticamente i fattori di rischio.
L’indagine è stata realizzata dall’università di Ljubljana su 151 persone adulte convinte a cambiare dieta. Basta con la dieta onnivora, da adesso si comincia con una dieta a base vegetale e integrale (whole-food plant-based, WFPB). Che cosa succede ai valori della colesterolemia e della pressione dopo almeno sei mesi di aderenza a questo regime alimentare? 

Risultati che sorprendono (non noi)
I ricercatori sloveni hanno effettuato le misurazioni. Risultati: il 93% dei partecipanti ha raggiunto i valori di LDL (il colesterolo cattivo) raccomandati dalle linee-guida. Ricordiamo che non è facile ottenere questi risultati, e molti assumono farmaci (le statine) per avvicinarsi a questa richiesta. Di fatto, quanto più sono basse le LDL, tanto più siamo protetti dai danni dell’aterosclerosi, cioè infarti miocardici e ictus. Non solo: ben il 97% degli sloveni in dieta WFPB ha scoperto di avere valori di trigliceridemia nella norma. 

Pressione a posto
Ma soprattutto si è visto che la pressione arteriosa soddisfava i target internazionali nella stragrande maggioranza dei casi: sistolica (la “massima”) a posto nell’88% dei casi, diastolica (la “minima”) ok per il 95%. E’ tantissimo se consideriamo che nella popolazione adulta circa la metà delle persone è fuori target, cioè ipertesa.

Che cosa mangiavano?
Visti i risultati è opportuno capire meglio che cosa hanno mangiato i partecipanti allo studio. Tra le verdure: soprattutto crucifere (cavoli, broccoli); tra i frutti: ciliege, bacche di bosco, banane, mele, datteri; tra i cereali: grano integrale, grano saraceno, avena; tra i legumi: fagioli, lenticchie, piselli e tofu. In più patate bianche coltivate nella zona e, occasionalmente, patate dolci. Il pane o la pasta erano sempre integrali. Il tutto era sempre arricchito da noci, semi di sesamo e di lino. Molto seguita, inoltre, la buona abitudine di preparare smoothies in casa a base di verdure e frutta, mentre i liquidi assunti si limitavano all’acqua o agli infusi di erbe. 

Leggi l’articolo integrale (in inglese)
www.mdpi.com/2072-6643/12/1/55/htm

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